Di certo ti sarai chiesto più di una volta cosa succederebbe ai tuoi risparmi in caso di fallimento bancario. Un correntista ha le sue garanzie o perderebbe tutti i soldi depositati? E se in quella banca fallita avevo investito in azioni? Come posso tutelarmi da un crack bancario?
A questi e ad altri dubbi cercherò di rispondere in questo articolo, affrontando appunto un argomento assai spinoso come il fallimento di una banca e le sue conseguenze.
Il fallimento bancario
Bisogna premettere che è uno scenario piuttosto raro che un istituto di credito si trovi in difficoltà economiche gravi da paventare una liquidazione coatta amministrativa (o fallimento bancario). Tuttavia, la storia ci insegna che è possibile.
Negli ultimi anni infatti abbiamo assistito a diversi salvataggi, ricapitalizzazioni, commissariamenti e anticipi di cassa. Tutti interventi mirati al salvataggio di alcune banche.
E purtroppo non si parla solo di piccole banche, ma anche di nomi molto più illustri: vedi Monte dei Paschi di Siena.
Ma da cosa può dipendere un fallimento bancario? In realtà da diversi fattori.
Ad esempio, la crisi economica, soprattutto quando ha una durata piuttosto lunga, mette a dura prova la solidità di una banca.
Tuttavia, il principale motivo per cui una banca rischia il fallimento è spesso dovuto alla cattiva gestione dei suoi amministratori. Nel caso di MPS, ad esempio, tutto è partito dall’acquisto della Banca Antonveneta ad un prezzo maggiorato rispetto a quello di mercato, e altre operazioni fallimentari. Poi ci sono stati i bilanci falsati e così via. I correntisti continuavano a depositare i loro soldi e gli azionisti ad investire in titoli MPS. Sino a quando non è saltata fuori la realtà e il titolo ha perso quasi il 40% in Borsa.
Come sappiamo MPS è stata poi salvata con un cospicuo intervento dello Stato, ed una riorganizzazione generale delle sue business unit (sono stati chiusi parecchi sportelli e ridotto il personale). Naturalmente, la questione ha avuto anche ripercussioni giudiziarie, con condanne per i responsabili.
I precedenti
Abbiamo parlato di MPS, la quale alla fine è stata salvata in extremis. Ma le banche che hanno dichiarato fallimento negli ultimi anni sono diverse. Vediamone alcune.
- Banca Popolare di Spoleto. Nel 2019 è stata fusa per incorporazione nel Banco di Desio e della Brianza.
- Banca Tercas – Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo. Nel 2016 è stata incorporata nella Banca Popolare di Bari.
- Cassa di Risparmio di Ferrara. Nel 2017 è stata fusa per incorporazione in BPER Banca.
- Banca di Credito Cooperativo del Veneziano. Nel 2017 è stata incorporata nella Banca Annia, divenendo Banca di Credito Cooperativo di Venezia, Padova e Rovigo.
- Banca delle Marche. Dopo diversi passaggi è stata fusa in UBI Banca SpA.
Il caso più recente è quello della Banca Popolare di Bari. La quale dopo diverse operazioni fallimentari, indagini giudiziarie, multe da parte della Consob, un bilancio del 2018 in profondo rosso, a dicembre 2019 viene commissariata dalla Banca d’Italia. Inoltre, sempre nel dicembre 2019, il Governo emette un decreto di salvataggio a sostegno della banca pugliese.
Come vedi, in qualche modo, i correntisti sono stati messi al sicuro operando interventi di salvataggio, fusioni o incorporazioni in realtà più solide. Tuttavia, e come vedremo meglio più avanti, chi perde maggiormente dai fallimenti bancari sono i piccoli azionisti. Un discorso diverso riguarda invece chi specula sull’andamento di un titolo in Borsa.
Un fallimento bancario può essere motivo di preoccupazione per un correntista o un azionista, soprattutto se si ha a che fare con piccole banche locali. Infatti, le piccole banche, anche se ben amministrate, sono più esposte ad attacchi speculativi che possono danneggiare ed indebolire la solidità finanziaria dell’istituto.
Cosa succede in caso di fallimento bancario
Le banche rivestono un importante tassello nell’economia di uno Stato. Pertanto, prima che si arrivi alla liquidazione coatta amministrativa, verranno intraprese tutta una serie di iniziative orientate a sostenere l’istituto bancario.
Infatti, le banche sono i principali investitori in Titoli di Stato (BOT, BTP), quelli che vengono utilizzati per sostenere la spesa pubblica. Pertanto, lo Stato ha tutto l’interesse a mantenere in piedi un azionista così prezioso. Lo fa attraverso diversi interventi come garanzie, prestiti e altri sostegni economici.
Inoltre, quando una banca comincia a dare segni di debolezza finanziaria si iniziano a valutare cessioni, fusioni o incorporazioni, magari anche solo parziali, con altri istituti di credito più solidi. Lo scopo è quello di portare immediata liquidità nelle casse e mantenere viva la fiducia di clienti e investitori.
Qualora una banca dovesse fallire, i correntisti e gli azionisti potrebbero subire delle perdite?
In caso di fallimento di un istituto bancario si aprirebbe un bail-in, ovvero un procedimento regolamentato dall’Unione Europea, che prevede diversi livelli di salvataggio.
Il bail-in prevede che in prima istanza siano i soci della banca a dover intervenire per tentare un salvataggio della stessa. Qualora non dovesse bastare l’intervento sei soci, saranno chiamati in causa coloro che hanno investito in azioni ed obbligazioni della banca, riducendo o azzerando il loro credito. Se anche con la seconda mossa non si arrivasse a coprire sufficientemente le perdite, la banca potrà effettuare dei prelievi dai conti correnti dei clienti.
Vediamo, quindi, i casi specifici.
I rischi di un correntista
Se hai un conto corrente in una banca in fallimento, devi tenere presente che i tuoi soldi sono assicurati dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi e pertanto ti verranno resi interamente.
Tuttavia, come abbiamo detto la banca potrebbe attingere anche dai conti correnti dei suoi clienti per ripianare qualche passività.
I conti maggiormente esposti sono quelli che hanno una cifra depositata superiore ai 100mila euro, per la precisione il tetto minimo è di 103.291,00 euro. Per tutti i correntisti con depositi inferiori non c’è alcun rischio di prelievo e il Fondo Interbancario coprirà tutta la somma depositata.
Ma attenzione perché il Fondo Interbancario interviene sino a 100mila euro depositati nella stessa banca (anche se in conti separati), o 200mila se il conto è cointestato. Pertanto, per evitare rischi inutili, ti conviene aprire più di un conto, ma in banche diverse, in modo da non arrivare a possedere oltre 100mila euro nello stessa banca.
Mentre, coloro che detengono un conto con deposito superiore ai 100mila euro, potrebbero essere chiamati a sostenere le finanze dell’istituto di credito con una partecipazione massima dell’8%. Tieni però presente, che stiamo parlando di ultima spiaggia, ovvero qualora non siano andate a buon fine tutte le operazioni descritte in precedenza, e questo è praticamente impossibile. Sappiamo infatti che le prime mosse riguardano cessioni, fusioni ed incorporazioni, le quali permettono alle piccole banche di sopravvivere, salvaguardando così gli interessi dei creditori, degli azionisti e dei clienti.
Se hai stipulato un mutuo o un prestito
Qualora avessi acceso un mutuo o sottoscritto un prestito con una banca in fallimento, non dovrebbe cambiare nulla. Poiché si tratta di un credito che la banca ha nei tuoi confronti e quindi potrebbe essere ceduto ad un altro istituto bancario, con le stesse condizioni contrattuali.
Tuttavia, alcuni contratti presentano una clausola che impone al beneficiario del mutuo o del prestito di restituire il dovuto nei casi di fallimento. Questo non significa che dovrai vendere casa per ripianare il debito, basta andare in un’altra banca e accendere un altro mutuo o sottoscrivere un altro prestito e per te cambierà molto poco.
Ad ogni modo, non agitarti poiché, come abbiamo visto, prima di arrivare a queste soluzioni estreme ci sono numerosi passaggi che portano alla soluzione del problema.
I rischi se sei in investitore
In caso di fallimento bancario il rischio maggiore per chi ha investito in titoli azionari della banca è quello di vedere drasticamente ridotto il valore delle azioni detenute. In alcuni casi si potrebbe addirittura azzerare il capitale investito.
Ad esempio, nella recente crisi della Banca di Bari, gli oltre 70mila azionisti hanno perso circa 1,4 mld di euro.
Ecco perché ti consiglio sempre di diversificare il tuo portafoglio azionario, poiché è il metodo più semplice per mettersi al riparo da fallimenti, cattive gestioni societarie o crisi di mercato specifiche. Certo, il capitale investito in quel titolo rimane compromesso. Tuttavia, ammettiamolo, un discorso è perdere 5mila euro, mentre le cose hanno tutto un altro peso se la perdita è di 50mila euro.
A correre dei rischi potrebbero essere anche i titoli subordinati privi di garanzia (come le obbligazioni junior). Ed inoltre, i crediti non garantiti, come le obbligazioni bancarie.
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Chi non corre rischi con il bail-in
Innanzitutto, se hai investito in polizze vita devi stare tranquillo, poiché queste non fanno parte degli strumenti chiamati a ripianare le perdite finanziarie di una banca. In casi estremi potrebbero essere cedute ad altri gestori e per te cambierebbe veramente poco.
Inoltre, sono esclusi dal bail-in, e quindi non possono essere convertiti in capitale o svalutati:
- I conti con depositi inferiori a 100mila euro, poiché protetti dal sistema di garanzia.
- Le passività:
Garantite, come ad esempio i covered bond e altri strumenti.
Derivanti dalla custodia di beni o basate su una relazione fiduciaria, come le cassette di sicurezza o i titoli posseduti in un conto specifico.
Interbancarie, con durata originaria inferiore ai 7 giorni, sono escluso i rapporti infragruppo.
Derivanti dalla partecipazione ai sistemi di pagamento con una durata residua inferiore ai sette giorni; - I debiti, compresi quelli verso gli impiegati, debiti commerciali e fiscali a condizione che siano privilegiati dalla norme fallimentari.
Se possiedi Titoli di Stato e affini, devi tenere presente che la banca è solo un intermediario. Dunque, pur essendo in fallimento, il tuo guadagno rimane legato ai tassi di interesse e i titoli vengono semplicemente ceduti ad un altro gestore. Tuttavia, il passaggio ha un costo, il quale inciderà inevitabilmente sul rendimento dei titoli.
Pensieri finali
Abbiamo visto in cosa consiste un fallimento bancario, quando potrebbe verificarsi e quali sono le procedure per il salvataggio.
Per completare questo articolo ti riporto un breve riassunto su cosa prevede il bail-in in caso di liquidazione coatta amministrativa. Come abbiamo detto, dopo una serie di tentativi, è possibile che la banca si trovi in condizioni economiche tali, per cui anche chi ha investito possa avere delle conseguenze negative.
Nell’ordine le priorità imposte dal bail-in sono le seguenti:
- Gli azionisti e i possessori di altri titoli di capitale.
- I creditori subordinati e chirografari.
- Clienti, siano questi privati o imprese, che detengono un deposito superiore ai 100mila euro.
- Il fondo di garanzia dei depositi, chiamato a contribuire in vece dei depositanti protetti.
Detto questo ti ricordo che un correntista, in caso di fallimento bancario, è protetto sino ad un deposito massimo di 100mila euro dal Fondo Interbancario di Tutela. Si tratta di un fondo di garanzia italiano, al quale aderiscono tutte le banche italiane ed alcune estere. Pertanto, quanto vai ad aprire un conto in una banca non italiana, assicurati preventivamente che questa faccia parte del Fondo Interbancario.
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